Dott. Lorenzo Traversetti Biologo Nutrizionista
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26/4/2018 0 Comments

Morbo di Crohn... cosa mangiare? Consigli e dieta

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Il Morbo di Crohn rappresenta una patologia infiammatoria a carico dell’intestino, la quale può interessare vari tratti dello stesso ma, nella maggioranza dei casi, si manifesta a carico del tratto terminale del tubo digerente, noto come colon. Può interessare sia il colon ascendente (generando un dolore maggiormente concentrato sul lato destro dell’addome), sia quello discendente (lato sinistro) oppure interessare l’intero tratto, comprensivo del segmento intestinale che unisce l’ascendente al discendente (noto come trasverso), risultando in un dolore sistemico addominale localizzato in corrispondenza dell’ombelico. Contrariamente a quanto si possa pensare, spesso questa patologia è connessa con uno stato di denutrizione dovuto ad un mal assorbimento di alcuni nutrienti (soprattutto vitamine e sali minerali) nonché, trattandosi di uno stato infiammatorio, di formazione di gonfiore dovuto alla fermentazione di alimenti mal digeriti che porta alla produzione di ingenti quantità di gas intestinale.
 
Sebbene l’alimentazione non possieda alcuna capacità curativa su questa patologia, essa rappresenta comunque un tassello di un mosaico di corrette abitudini che non deve assolutamente essere trascurato. Diventa infatti fondamentale fornire al nostro intestino degli alimenti facili da digerire, non eccedendo in grassi o cibi ‘pesanti’ ma neanche in fibre, naturalmente considerate salutari ma che, in questi casi, possono favorire la peristalsi intestinale rischiando di svolgere un ruolo pro-infiammatorio. Nello schema riportato in figura, riporto un elenco di alimenti che sarebbe meglio evitare (o ridurre fortemente) nel caso dell’alimentazione di un soggetto sofferente di Morbo di Crohn, limitatamente ai periodi di maggiore incidenza della patologia. Se è infatti vero che, quando la sintomatologia appare maggiormente invalidante, è bene eliminare tutti questi alimenti dalla dieta, nei periodi in cui i sintomi appaiono gestibili oppure non si manifestano, è possibile assumere, senza eccedere, alcuni degli alimenti riportati tra quelli ‘sconsigliati’ nello schema, meglio se in piccole porzioni (un esempio su tutti, i legumi, specie se decorticati e/o frullati).
 
All’eliminazione (o riduzione) di questi alimenti, deve seguire la messa in atto di importanti strategie alimentari, spesso classificabili come corrette abitudini:
  • Prediligere metodi di cottura semplici e che usano pochi grassi quali: lessare, cuocere al vapore, bollire. Eliminare metodi di cottura quali: friggere, cottura in padella con soffritto, cotture arrosto, alla piastra o alla griglia;
  • Mangiare poco ma frequentemente, prediligendo pasti non eccessivamente pesanti, magri ed assicurandosi di mangiare, mediamente, ogni 3 ore;
  • Masticare correttamente il cibo in modo da essere sicuri di digerire completamente gli alimenti;
  • Mantenere un corretto apporto idrico è FONDAMENTALE in caso di presenza di Morbo di Crohn. Suggerisco di assumere acqua, nell’arco della giornata, con le seguenti modalità: un bicchiere abbondante di acqua appena svegli (circa 200-250ml); ½ litro di acqua nell’arco della mattinata; ½ litro di acqua nell’arco del pomeriggio; un bicchiere abbondante di acqua prima di andare a dormire (circa 200-250ml). Non assumere più di un bicchiere abbondante di acqua (o due piccoli) durante ognuno dei due pasti principali della giornata;
  • Uno stile di vita attivo rappresenta un ulteriore importante aspetto da non trascurare. Svolgere una regolare attività fisica, anche camminando con costanza un’ora al giorno, a passo svelto, contribuisce a mantenere attiva la muscolatura, il metabolismo, la lipolisi e dunque a controllare la formazione dei radicali liberi, spesso causa di un aumento dell’incidenza della patologia;
  • Non fumare;
  • Va inoltre sottolineato che questa patologia, interessando quasi sempre il tratto terminale dell’intestino, ovvero quello deputato alla captazione della vitamina B12 (o cobalamina), può portare ad un deficit della stessa, soprattutto nel fegato dove tendono ad accumularsi le sue scorte. Suggerisco dunque di tenere monitorato questo parametro, una volta l’anno, quando si fanno le analisi del sangue, e di procedere ad una sua integrazione, se necessario accanto ad una supplementazione a base di Omega 3, utili per la loro azione antinfiammatoria.

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    Autore

    Lorenzo Traversetti, Biologo Nutrizionista esperto in nutraceutica e dietetica applicata alla gestione della forma fisica e di stati patologici

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