Il Morbo di Crohn rappresenta una patologia infiammatoria a carico dell’intestino, la quale può interessare vari tratti dello stesso ma, nella maggioranza dei casi, si manifesta a carico del tratto terminale del tubo digerente, noto come colon. Può interessare sia il colon ascendente (generando un dolore maggiormente concentrato sul lato destro dell’addome), sia quello discendente (lato sinistro) oppure interessare l’intero tratto, comprensivo del segmento intestinale che unisce l’ascendente al discendente (noto come trasverso), risultando in un dolore sistemico addominale localizzato in corrispondenza dell’ombelico. Contrariamente a quanto si possa pensare, spesso questa patologia è connessa con uno stato di denutrizione dovuto ad un mal assorbimento di alcuni nutrienti (soprattutto vitamine e sali minerali) nonché, trattandosi di uno stato infiammatorio, di formazione di gonfiore dovuto alla fermentazione di alimenti mal digeriti che porta alla produzione di ingenti quantità di gas intestinale. Sebbene l’alimentazione non possieda alcuna capacità curativa su questa patologia, essa rappresenta comunque un tassello di un mosaico di corrette abitudini che non deve assolutamente essere trascurato. Diventa infatti fondamentale fornire al nostro intestino degli alimenti facili da digerire, non eccedendo in grassi o cibi ‘pesanti’ ma neanche in fibre, naturalmente considerate salutari ma che, in questi casi, possono favorire la peristalsi intestinale rischiando di svolgere un ruolo pro-infiammatorio. Nello schema riportato in figura, riporto un elenco di alimenti che sarebbe meglio evitare (o ridurre fortemente) nel caso dell’alimentazione di un soggetto sofferente di Morbo di Crohn, limitatamente ai periodi di maggiore incidenza della patologia. Se è infatti vero che, quando la sintomatologia appare maggiormente invalidante, è bene eliminare tutti questi alimenti dalla dieta, nei periodi in cui i sintomi appaiono gestibili oppure non si manifestano, è possibile assumere, senza eccedere, alcuni degli alimenti riportati tra quelli ‘sconsigliati’ nello schema, meglio se in piccole porzioni (un esempio su tutti, i legumi, specie se decorticati e/o frullati). All’eliminazione (o riduzione) di questi alimenti, deve seguire la messa in atto di importanti strategie alimentari, spesso classificabili come corrette abitudini:
0 Comments
Il post di oggi vuole essere un manuale di interpretazione di un parametro, l'Indice Glicemico (IG), il quale sta acquisendo una sempre crescente importanza tra coloro che hanno il compito di elaborare piani alimentari bilanciati.
L'IG contraddistingue la capacità, intrinseca ad ogni alimento o a piatti elaborati dall'insieme di più alimenti, di innalzare i livelli di glicemia ematica dopo l'assunzione dello stesso. Il meccanismo che si instaura a livello digestivo e che segue l'ingestione di alimenti contenenti zuccheri, prevede in prima istanza che essi vengano scomposti nella loro forma base (nella maggior parte dei casi, glucosio). Saranno proprio i valori di glucosio derivanti dalla digestione di un alimento a causare il rilascio di insulina, a permettere che essa riesca a rimuovere tutto questo zucchero dal lume intestinale e a veicolarlo nel torrente sanguigno per rifornire di zucchero il cervello, i muscoli e gli organi interni e, là dove il glucosio sia ancora presente, ad utilizzarlo per produrre delle scorte durature, convertendolo in massa grassa. Detto così, potrebbe sembrare un valore da guardare con ansia invece rappresenta un parametro da gestire correttamente, in tante situazioni: 1) uno sportivo ha necessità di alimenti ad alto IG subito prima e subito dopo lo sforzo fisico, per caricare i muscoli e consentire loro di rendere al massimo e per ricaricarli il più rapidamente possibile appena lo sforzo sia completato; 2) la mattina, al risveglio dopo un digiuno notturno prolungato causato dal riposo, il nostro organismo ha consumato 'benzina' e ha bisogno di un corretto apporto di tutti e tre i macronutrienti, senza esagerare con nessuno di essi. Dunque sono da preferire assolutamente colazioni complete (giusta dose di proteine, carboidrati anche ad alto IG e grassi) a colazioni sbilanciate in favore di un solo macronutriente. Nell'ambito della nutrizione, la base di un'alimentazione bilanciata sta nel giusto connubio tra le qualità e la qualità dei cibi che si vanno ad introdurre. Questo è il motivo per il quale è così complesso poter affermare 'sto mangiando correttamente' e diviene fondamentale il ruolo di una guida ESPERTA quale il Biologo Nutrizionista. Senza questa esperienza, potranno passare messaggi molto sbagliati quali, uno su tutti, 'eliminare alimenti ad alto IG è fondamentale per dimagrire'. Beh, permettetemi, si tratta di un'assurdità esprimibile solamente da persone che, per ignoranza, ritengono di poter pronunciare affermazioni sbagliate millantando esperienze che non posseggono nella maniera più assoluta. Dunque ricordatevi, ogni cibo, anche il più salutare, può diventare veleno ma nelle giuste quantità, rappresenta un mattoncino indispensabile per poter costruire un corpo sano e funzionale. Ciò è vero ed inconfutabile anche per gli alimenti ad alto IG. Non date retta a chi consiglia di eliminare di netto alcuni alimenti (allenatori in palestra che sottolineano la necessità di abusare in proteine per mettere massa, erboristi o farmacisti che promuovono, spesso, un inutile ricorso ad integratori alimentari, centri che trattano di alimentazione umana senza averne i titolo e le basi giuridiche, ecc ecc...) bensì affidatevi a chi li sa introdurre correttamente all'interno di un'alimentazione sana e diversificata oppure che sappia motivare scientificamente la ragione della loro esclusione 17/9/2017 0 Comments Un po' di chiarezza sulla professione del Nutrizionista, su chi può svolgerla e sul ruolo del Biologo NutrizionistaL’oggetto della professione di Biologo Nutrizionista è stabilito dalla Legge 396/67 che, all’art. 3 (lettera b) attribuisce al biologo, tra le varie competenze, la valutazione dei bisogni nutritivi ed energetici dell’uomo sia in condizioni fisiologiche, sia patologiche.
Tali competenze vengono ulteriormente ribadite nel recente D.P.R. 328/2001. L’art. 3 della legge 24.5.1967, n. 396 afferma testualmente che formano oggetto della professione di biologo le attività di “valutazione dei bisogni nutritivi ed energetici dell’uomo”. Il decreto del Ministero di Grazia e Giustizia n. 362/93 – attribuisce ai biologi la “determinazione della dieta ottimale individuale in relazione ad accertate condizioni fisio-patologiche … la determinazione delle diete ottimali per mense aziendali, collettività, gruppi sportivi, ecc., in relazione alla loro composizione ed alle caratteristiche dei soggetti (età, sesso, tipo di attività)… la determinazione di diete speciali per particolari condizioni patologiche in ospedali, nosocomi…” (v. Cons. Stato, sez. V, 16.11.2005, n. 6394, in Foro Amm. Cons. St. 2005, 3305). ll Consiglio Superiore di Sanità ha reso due pareri in merito alle competenze del biologo in materia di nutrizione. In premessa, il Consiglio ha precisato testualmente, con la sentenza n.6394/05: ” …che le competenze del biologo in campo nutrizionale afferiscono ad una serie di atti e attività, fra le quali: l’elaborazione di diete, sia in funzione dei fabbisogni nutritivi sia in funzione delle intolleranze alimentari; l’elaborazione di diete destinate sia a soggetti sani sia a soggetti cui è stata destinata una patologia; il consiglio o l’indicazione di integratori/supplementi alimentari e altri prodotti dietetici di libera vendita” (Parere del Cons. Sup. Sanità del 15/12/2009, pag.2), concludendo poi che: “il biologo può autonomamente elaborare profili nutrizionali al fine di proporre alla persona che ne fa richiesta un miglioramento del proprio benessere, quale orientamento nutrizionale, finalizzato al miglioramento dello stato di salute” (Parere del Cons. Sup. Sanità del 12/04/2011). L’iscrizione all’Ordine Nazionale dei Biologi (ONB), previo superamento dell’esame di abilitazione, è condizione necessaria per poter esercitare la professione di Biologo Nutrizionista. ALTRE PROFESSIONI POSSONO OCCUPARSI DI NUTRIZIONE MA CON DEI LIMITI Il Farmacista: Deve essere in grado di consigliare e indicare il corretto utilizzo di prodotti dietetici, integratori alimentari, etc., ma non può prescrivere diete. Il Tecnologo Alimentare: Conosce bene i processi produttivi degli alimenti e può orientarne le scelte in funzione della qualità, ma non può prescrivere diete. Il Dietista: Sebbene abbia seguito un corso triennale in Alimentazione e Nutrizione, per poter elaborare una dieta specifica necessita della prescrizione e supervisione del Medico. PERCHE' RIVOLGERSI AL BIOLOGO NUTRIZIONISTA Il Nutrizionista quindi, è una figura professionale che attraverso un percorso di rieducazione alimentare volto a modificare stili di vita scorretti, è in grado di aiutare il paziente a gestire la propria alimentazione in modo sereno e senza ansie, con l’obbiettivo di assicurarne il benessere psico-fisico. |
AutoreLorenzo Traversetti, Biologo Nutrizionista esperto in nutraceutica e dietetica applicata alla gestione della forma fisica e di stati patologici Archivi
Novembre 2018
Categorie
Tutti Abusi Professione Nutrizionista Alimentazione Bilanciata Alimenti Integratori Allergia Allergie Antiossidanti Antitumorale Beta Carotene Diabete Digestivo Fibre Frutta Grassi Insaturi Indice Glicemico Infiammazione Iperglicemia Iperinsulinemia Ipocalorico Minerali Morbo Di Crohn Normativa Omega 3 Potassio Prolungare L'abbronzatura Quercitina Resveratrolo Ridurre Colesterolo Ruolo Biologo Nutrizionista Sodio Sport E Salumi Tintarella Verdura Vitamina B12 Vitamina C Vitamina E Vitamine |